(di Enzo De Angelis) Il 1866 è l’anno della Terza guerra di indipendenza italiana. Questa guerra, che porterà all’annessione per l’Italia delle Province Venete e di parte del Friuli, ebbe importanti conseguenze per la circolazione monetaria e per la cartamoneta in particolare. Negli anni precedenti, dopo la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861, il nascente stato unitario perseguì l’obiettivo di avere una sola Banca Nazionale ed un’unica moneta. Per non creare strappi politico-amministrativi con le popolazioni degli stati di recente annessione si preferì dilazionare nel tempo gli interventi di unificazione. Per le Banche si mantenne un sistema ancora plurimo di Istituti di Emissione, mentre le vecchie valute furono sostituite gradualmente ricorrendo alla doppia circolazione monetaria.
In questo contesto la cartamoneta aveva un ruolo secondario, rappresentando meno del 10% della massa monetaria circolante, ed inoltre non era neppure obbligatorio accettarla nelle transazioni commerciali. Nel 1866 però, le forti spese necessarie per finanziare la guerra cambiarono bruscamente questo quadro economico. La Banca Nazionale finanziò lo Stato con un prestito di 250 milioni di Lire, ma al contempo ottenne l’introduzione del corso forzoso delle banconote, con l’obbligo quindi per chiunque di accettarle in pagamento…

L’articolo continua su “AIC Magazine” Anno I, Numero 2

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