(di Gerardo Vendemia) Se il Biglietto di Stato da 10 lire con l’effige di Vittorio Emanuele III fosse stato un’elegante signora, la sua storia sarebbe stata l’ottima fonte di ispirazione per un regista. Ma scopriamo meglio i fatti. Nel 1915 sul trono del Regno d’Italia sedeva da tre lustri Vittorio Emanuele III, succeduto al padre Umberto I a seguito dell’assassinio di Monza del 29 luglio 1900.
Il 24 maggio l’Italia dichiarava guerra all’Austria e fin dall’inizio delle ostilità il Re fu costantemente presente al fronte, affidando parte delle sue funzioni allo zio Tommaso di Savoia-Genova, che rimase Luogotenente per circa quattro anni, fino al 6 giugno 1919. All’incirca dal 1900, la stampa delle banconote nei tagli da 50 a 1000 lire era affidata a soli tre istituti: la Banca d’Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia.
La gestione dei tagli più piccoli in carta, da 1 a 25 lire, denominati Buoni di Cassa e Biglietti di Stato, era compito del Ministero del Tesoro. Si occupava quindi della stampa l’Officina Governativa Carte-Valori di Torino…

L’articolo continua su “AIC Magazine Anno I Numero 1  

 

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