(di Stefano Poddi) Dopo il papato di Gregorio XVI (6 febbraio 1831-1 giugno 1846), che era un convinto sostenitore della indivisibilità fra Stato e Chiesa e del dovere che avevano le popolazioni di sottomettersi ai loro rispettivi legittimi regnanti, l’elezione del papa Pio IX, venne salutata come la speranza di un governo equo e tollerante. Il papa concesse l’amnistia e chiuse i tribunali speciali, avendo ben presente il limite oltre il quale potesse essere messa in discussione lo stesso potere temporale.
Nei governi, fino ad allora appannaggio assoluto dei membri della curia, vennero inseriti i primi membri laici, mentre i riformisti, forti delle prime concessioni liberali, chiedevano altre libertà e puntavano ad avere una costituzione che avrebbe attribuito al popolo la sovranità.
Queste richieste ottennero l’effetto di spaventare Pio IX, il quale passò in breve da un consenso generalizzato ad una diffusa impopolarità.
Pellegrino Rossi era il Ministro dell’Interno, responsabile di mantenere l’ordine pubblico, reprimendo sul nascere ogni possibile disordine.
Il suo assassinio, avvenuto il 15 novembre 1849, diede il via alla rivolta popolare, facendo optare Pio IX per una repentina fuga a Gaeta, sotto la protezione di Ferdinando II.
A Roma subentrò un Governo provvisorio che sommerso da una situazione finanziaria fallimentare, emise dei boni e diede legalità a dei prestiti ad alto interesse, fino ad allora considerati eperseguiti come usura.

L’articolo continua su “AIC Magazine” Anno II, N.4

 

 

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