(di Fabrizio Raponi) Nel suo ruolo di principale mezzo di diffusione delle idee la stampa ha interessato tutti i settori dell’attività umana e la sua storia è diventata parte integrante della più vasta storia della civiltà.
Essa ha esercitato un’influenza fondamentale su tutti gli avvenimenti politici, religiosi, economici, scientifici e su tutti i movimenti sociali, filosofici, letterari, tanto che nessuno di essi può essere compreso appieno se non si tiene conto di questa influenza.
I fattori basilari che hanno permesso lo sviluppo della cultura e della stessa civiltà sono stati l’alfabeto, la scrittura, la carta, e la stampa.
In maniera fondamentale però è stata la rivoluzionaria invenzione di Gutenberg, che è bene precisare non ha inventato la stampa già esistente ai suoi tempi, ma i “caratteri mobili”, “tipi”.
Per “tipografia” s’intende l’arte di moltiplicare la scrittura per mezzo di tipi ed anche l’officina dove si compone, si stampa e si allestisce un lavoro tipografico.
La stampa dei libri utilizzando un “torchio” precedette di circa trent’anni l’invenzione di Gutenberg; questi libri, chiamati xilografici, erano principalmente rappresentati da figure, ogni pagina era ricavata da un’unica tavoletta di legno sulla quale erano incise la figura e una breve didascalia.
Dal punto di vista tecnico, rispetto alla produzione dei libri xilografici, l’invenzione di Gutenberg presentava i seguenti vantaggi: il testo poteva essere composto con molta facilità, i caratteri impiegati per la stampa di una pagina potevano essere utilizzati per la stampa delle successive, il metallo utilizzato per la fusione dei caratteri ne prolungava la durata, oltre a migliorare la qualità.
Il primo libro stampato da Gutenberg in 180 copie fu una bibbia di 1.282 pagine, conosciuta con la sigla B42, dove B sta per bibbia e 42 per il numero di righe di cui era composta la colonna di testo.I caratteri da stampa metallici furono realizzati utilizzando punzoni scolpiti o incisi in acciaio; fabbricati da maestri artigiani orafi con competenze simili a chi preparava i conii da battere in materiali meno duri dell’acciaio, come oro, argento o rame, per la realizzazione di monete o medaglie.
Si creava così l’immagine, scolpita nell’acciaio, di ciascuna delle lettere che compongono l’alfabeto, maiuscole e minuscole, delle dieci cifre e dei segni supplementari come la punteggiatura e le lettere ‘doppie’ (ad esempio le “legature” fi, ffi ecc…).
Questi punzoni venivano “battuti” su pezzi di metallo grezzo più morbido, in modo da ottenere una immagine in incavo: la “matrice”. Per fondere le migliaia di caratteri (in francese une fonte, e in inglese fount o font) necessari alla stampa di un libro, il fonditore usava una forma; attrezzo che consiste in due pezzi reciproci e sciolti, capaci di accettare matrici di larghezza variabile, da quelle per le lettere grandi, come la M e la W, fino a quelle strette, come l’i e il punto… (Segue)

 

Questo articolo è stato pubblicato interamente su”AIC Magazine” Anno V  – N.10 – (2022/II).

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