La cartamoneta a Napoli dalle origini al XX secolo (di Giovanni Ardimento)
Questo saggio storico-numismatico, è il frutto di oltre 5 anni di lavoro portato avanti da Giovanni Ardimento,con la preziosa collaborazione di  Amedeo Colella ( scrittore, ricercatore, editore ed umorista napoletano). Tale studio si propone di colmare un vuoto nella pubblicistica di settore rappresentato dalla trattazione sistematica ed accurata di tutte le emissioni cartacee che hanno circolato a Napoli dal medioevo all’età contemporanea. Esso si compone di 334 pagine patinate, arricchite di ben 83 immagini ( raffiguranti documenti, monete, fedi, biglietti monetati, locandine pubblicitarie sia a colori che in b/n) tratte dall’eminente archivio/museo Bonelli oltre che dalle più prestigiose collezioni private e pubbliche. Arricchito dalla prefazione di Giancarlo de Vizia, nonché dalla presentazione di Gaetano Bonelli, è impresso per i tipi di Cultura Nova, con il contributo di IFB ( Insurance Financial Broker) che ha reso possibile questa iniziativa editoriale.  Il testo affronta la nascita e l’affermazione della carta di commercio nel regno di Napoli e nel Meridione italiano, inquadrandola in un contesto europeo; si analizza la storia delle prime banche private e delle loro emissioni succedanee della moneta; si indaga sulla nascita e sul ruolo sociale ed economico della Casa Santa dell’Annunziata, fino a giungere alla istituzione dei banchi pubblici, alla loro ragion d’essere e alla loro espansione.
Si passa poi all’analisi del fondamentale passaggio che dalla fede di deposito porterà alla fede di credito in tutte le sue forme ( polizza, polizzino, fede, madrefede, mandato di pagamento) e al loro influsso sulla vita economica, finanziaria e politica del Meridione italiano per oltre mezzo millennio.
Si prosegue con indagine sulle crisi monetarie avvenute nel corso del seicento e dei tentativi di riforma monetaria che si sono succeduti. Fondamentale nel settecento il ruolo del catasto onciario di Carlo di Borbone ( indagato da Amedeo Colella).
Dopo un periodo di oltre un secolo di rivolgimenti nascerà un istituto che primeggerà per la sua valenza e per il proprio ruolo finanziario e politico: il Banco delle Due Sicilie. Attorno ad esso sono legati numerosi eventi, alcuni dei quali del tutto inediti e sconosciuti, che trovano ampio spazio nel volume.
Segue uno studio sulle più prestigiose dinastie bancarie che hanno operato a Napoli ( celebri tra tutte i Rothschild ed i Meuricoffre, di cui sono offerti ampi squarci pubblici e privati che ne scolpiscono il ruolo e le funzioni nel corso dei secoli). Segue un interessante studio sul dazio borbonico ( a cura del già citato Colella).
Il passaggio dal Regno duosiciliano a quello d’Italia è affrontato in modo puntuale con l’analisi dei buoni delle reali finanze di Gaeta e con un approfondita ricerca su una fede “fantasma” che ci riporta al celebre caso Landi, ancora insoluto e di cui si espongono gli ultimi stadi di avanzamento a seguito degli studi compiuti da Ardimento presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli.
Il riconoscimento al Banco di Napoli della facoltà di emissione, si pone come fase conclusiva di un processo plurisecolare che ha visto la trasformazione di un titolo di credito nominativo e circolabile con girata, in un titolo al portatore e circolabile mediante cessione. La banconota moderna ha acquisito uno statuto definitivo solo a seguito di lungo ed articolato travaglio finanziario che ha visto scendere in campo diverse scuole economiche e non poche teorie in conflitto tra loro. Alla fine si è affermato il primato della liquidità, gestita ed amministrata dalla banca di emissione, che preluderà alle successive Banche Centrali.
Intanto prosegue il disordine monetario che attanaglierà anche alcuni decenni dell’ottocento e di cui i buoni fiduciari rappresentano un fulgido esempio, benché nella capitale partenopea gli esempi di tale forma monetaria sono da considerarsi di enorme rarità.  Ed è proprio intorno agli anni settanta del XIX secolo che vede la luce una delle più belle emissioni del banco di Napoli, che passerà alla storia come il “Flavio Gioia”: di questo biglietto saranno fornite le ragioni storiche e linguistiche che metteranno in dubbio la sua attribuzione.
Proseguirà la trattazione, un intero capitolo dedicato all’iconografia del banco di Napoli, con inedite analisi ed approfondimenti su alcuni biglietti, finora del tutto trascurate, che non mancheranno di stupire sia il collezionista più attento che lo studioso più esigente.
Una articolata riflessione è poi dedicata alle banconote promozionali e di propaganda che, seppure impropriamente, in alcuni casi hanno finito per circolare insieme ai biglietti autentici. Di essi sono forniti in immagine alcuni reperti eccezionali.
Chi pensava che le crisi bancarie e finanziarie moderne avessero avuto origine in America dovrà ricredersi, sulla base di un articolato studio sui cosiddetti “banchi dello sciulio” che già nella seconda metà del XIX secolo dimostrarono come fosse diffuso a Napoli  il fenomeno delle banche usura e delle banche truffa: un concorso di eventi che portò in tribunale alcuni dei nomi più conosciuti della finanza partenopea e che fece epoca.
Un approfondito capitolo è poi dedicato alla apertura della filiale di New York del banco di Napoli, con la analisi tecnica dei titoli di credito che hanno permesso la fondamentale operazione delle “rimesse” da parte degli emigrati meridionali e di cui il Banco di Napoli divenne leader, fin dai primi anni del XX secoloNon poteva mancare l’analisi componenziale dedicata alla serie degli uomini illustri, un’emissione composta di quattro valori di assoluta avanguardia tecnica ed artistica per quei tempi e di cui si forniscono nuove ed interessanti notizie. Segue un interessante studio sulle “pannine” del Monte di Pietà ( sempre a cura di Amedeo Colella).
Pochissimi sanno che la storia della più grande banca del mondo parte da Napoli e precisamente dalla storia della Banca Dell’Italia Meridionale, che dopo fusioni e trasformazioni, diverrà la Bank of America, raggiungendo una serie di primati ineguagliati nella storia bancaria mondiale.
Prosegue la trattazione lo studio accurato del RDL n.812 del 1926 che privò i Banchi Meridionali della facoltà di emissione: di esso si analizzano origini, ragioni e conseguenze.
Si giunge così al Bando del 21 settembre 1943 n. 38 che disciplina l’emissione degli assegni a taglio fisso, la cui importanza assume una valenza affatto peculiare nel territorio napoletano perché va a confrontarsi con tipologie di emissioni sedimentate che assumono un nuovo statuto monetario specificamente ed accuratamente indagato.
Dopo un capitolo dedicato ai miniassegni del 1966 e al contesto storico-monetario in cui maturò la loro emissione, chiude la monografia, uno studio dedicato al fenomeno dei miniassegni del 1976, di cui si forniscono interessanti ed inediti spunti di narrazione e di riflessione, oltre l’intero humus di nascita e di diffusione.
Chiude il testo un’ampia referenza bibliografica per chiunque volesse ulteriormente approfondire specifici argomenti o momenti storici affrontati nel testo che ricordiamo,copre un arco cronologico di oltre otto secoli.

 

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