(di Franca Maria Vanni) Fin dall’antichità i governi dei diversi Stati adottarono provvedimenti contro la falsificazione della propria moneta emettendo severe leggi per punire i contraffattori.
Quando la moneta falsificata, metallica o cartacea che fosse, veniva messa in circolazione in grandi quantità essa svalutava quella legale, destabilizzando l’economia di una nazione. La falsificazione di moneta non venne effettuata per il proprio vantaggio solo da privati che per far ciò impiantarono zecche clandestine nei luoghi più impensati, ma fu uno dei mezzi usati da uno Stato in guerra per danneggiare il nemico.
Durante l’impero di Napoleone I venne organizzata dal ministro di polizia Fouché, un’attività di contraffazione e diffusione di banconote degli Stati coalizzati contro la Francia.
Come per ogni operazione in cui sono coinvolti falsari, a maggior ragione se vi sono implicati organi statali, quando la fabbricazione di falsa valuta cessò, il governo francese ordinò la distruzione di ogni documentazione sia materiale che documentaria a riguardo, ma alcune carte giunte fino a noi consentono di poter ricostruire lo svolgimento dell’operazione e di conoscere i personaggi che vi presero parte.
Nel 1825 venne pubblicato l’estratto di una lettera, datata 16 aprile 1821, a firma di Joseph Castel, proprietario di una casa commerciale ad Amburgo nella quale egli denunciava il ricevimento, agli inizi del 1812, di biglietti falsi della Banca d’Inghilterra per un valore di 5.000 sterline da parte del generale Saunier. Castel scambiò a Lubecca la metà di queste banconote (circa 2.500 sterline). La casa commerciale che le aveva ricevute a sua volta fece circolare questi biglietti in Inghilterra dove cinque di essi vennero presentati negli uffici della Banca di Stato a Londra, che li ritenne falsi. Colui che aveva diffuso tali biglietti venne arrestato e condannato a morte ed il governo inglese accusò apertamente quello francese…

L’articolo continua su “AIC Magazine” Anno I, Numero 2

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