(di Diego Losero) Negli ultimi anni i collezionisti e gli studiosi stanno dedicando un’attenzione e un interesse sempre crescenti alle banconote false.
Esse hanno circolato per decenni accanto agli omologhi biglietti originali, causando notevoli fastidi agli ignari possessori e problemi ben più gravi alle forze dell’ordine, che dovevano scovare e perseguire i falsari, e agli Istituti di emissione, che dovevano cercare di rendere i propri biglietti impossibili, o quasi, da falsificare.
I falsi d’epoca sono quindi degli importanti documenti storici, impossibili da ignorare se si vuole avere una visione completa e approfondita della circolazione cartacea nel nostro paese.Credo quindi sia opportuno dedicare questo breve scritto all’approfondita analisi di alcuni interessanti aspetti di certi biglietti che ritengo particolarmente significativi.
Lo studio dei dettagli può smascherare senza ombra di dubbio i biglietti falsi, ma può anche aiutare quelli che proprio dei falsi d’epoca sono alla ricerca.
Coloro che sono appassionati collezionisti di banconote false sanno bene che negli ultimi anni il mercato è stato letteralmente inondato da riproduzioni artefatte che si spacciano per genuini falsi d’epoca.
Alcune sono così scadenti da non poter trarre in inganno che il più ignaro neofita, altre però stanno raggiungendo una qualità notevole e sono perciò necessari studio e approfondimento per evitare di essere truffati. L’arco temporale analizzato va dagli anni ’50 dell’ottocento, l’epoca dei grandi rivolgimenti politici e militari che portarono all’Unità d’Italia, fino agli anni ’90 dello stesso secolo, periodo che vide la nascita della Banca d’Italia e la conseguente scomparsa della grande pluralità di Istituti di emissione che caratterizzava il nostro paese. In quegli anni si creò in Italia una situazione particolarmente adatta al dilagare del fenomeno della contraffazione. (Segue)

Questo articolo è pubblicato interamente su”AIC Magazine” Anno V – N.9

 

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