(di Luigi Lanfossi)  Il grattacielo Pirelli, “Pirellone” per i milanesi, fu costruito tra il 1956 e il 1960: è il capolavoro di Gio Ponti, con un progetto avviato nel pieno della sua maturità – inizia a lavorarvi a sessantacinque anni – dal quale deriva l’esemplare “sintesi della ricerca tecnica e funzionale sugli edifici ad uso ufficio”. Il grattacielo Pirelli si eleva da un basamento pentagonale impostato a perimetro del lotto compreso tra piazza Duca d’Aosta, via Pirelli e via Fabio Filzi. La pianta della torre consiste in due poligoni speculari accostati, separati dal corridoio centrale che va rastremandosi alle estremità, determinando la superficie sfaccettata, a “diamante”, che si ritrova nella galleria interna. A commissionare la torre, oggi sede della Giunta regionale della Lombardia, fu il gruppo industriale Pirelli, con l’intento di trasferire gli uffici di viale Abruzzi in una nuova prestigiosa costruzione. Il grattacielo fu inaugurato il 4 aprile 1960. Il palazzo ospitava circa 2.000 persone, 1.200 dipendenti dell’azienda, la restante parte occupata negli uffici e nei negozi affittati a terzi.

L’impiego di materiali prodotti dalla Pirelli fa del grattacielo una straordinaria vetrina, capace di entrare nell’immaginario collettivo dei milanesi, simbolo della ricostruzione e del miracolo economico in atto nel paese.
Perché parliamo di questo famoso monumento?

Perché per tutto il mese di ottobre Regione Lombardia ha ospitato nei prestigiosi spazi espositivi al primo piano del palazzo Pirelli la mostra “Come si fanno i soldi, la produzione di cartamoneta tra tecnologia e tradizione” organizzata dal Museo della Stampa e Stampa d’Arte di Lodi con la collaborazione della Associazione Italiana Cartamoneta, dell’Archivio Storico di Poste Italiane, di Tipoteca di Cornuda, e Fondazione Fedrigoni Fabriano.

La mostra si è conclusa con grande grande ammirazione e apprezzamento di pubblico, registrando oltre novecento visitatori tra presenze istituzionali, privati, professionisti del settore (artisti, incisori, tipografi ma anche docenti ed esperti di cartamoneta), gruppi di collezionisti e appassionati di filatelia e numismatica, studenti di istituti tecnici del settore grafico e studenti universitari di numismatica.

Ma quali tracce lascia dietro di sé questo originale e curioso percorso espositivo? …

L’articolo continua su “AIC Magazine” Anno II, N.4

 

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